Leonardo Morlino (Montemurro 1947 - Firenze 2025) è stato uno dei più importanti scienziati politici a livello internazionale. Ha insegnato presso la Cesare Alfieri (1971-2006), l'ente di formazione dottorale SUM (Istituto di Scienze Umane) e l'università LUISS Guido Carli (2010-2017). A Firenze ha inoltre ricoperto il ruolo di preside della Facoltà di Scienze Politiche (1992-1995) e di pro-rettore alla Ricerca (2003-2006), mentre alla LUISS ha svolto l'incarico di pro-rettore (alla Ricerca) ed è stato nominato professore emerito. Morlino ha insegnato nelle più autorevoli istituzioni universitarie (oltre che in Europa, negli Stati uniti, nel Regno Unito, in Australia, Sud Africa, Corea del Sud, America latina) e i suoi lavori sono stati pubblicati e tradotti in numerose lingue.
Studioso delle democrazie e del metodo comparato, Morlino ha scritto oltre 45 volumi - tra cui tre pubblicati per i tipi della Oxford University Press - e 230 articoli e capitoli di libro. Laureatosi in Storia contemporanea all'Università di Napoli vince una borsa di studio presso il Centro Studi di Politica Comparata che Giovanni Sartori aveva fondato grazie ad un finanziamento della Fondazione Ford. Nella intervista pubblicata sul canale YouTube della Società Italiana di Scienza Politica (SISP), Morlino racconta che mentre preparava la tesi di laurea si rese conto di aver bisogno di framework analitici che trovò avvicinandosi alla teoria degli elitisti. Questo lo avvicinò a Bobbio e alla Scienza politica.
Benché Sartori gli suggerisca di lavorare sulla stabilità dei governi e delle democrazie, Morlino ribalta il consiglio scegliendo, invece, di studiare il mutamento dei regimi e delle democrazie. Inizia facendo propria e adattando una enorme mole di letteratura allora non focalizzata sulle trasformazioni delle democrazie (si veda Come cambiano i regimi politici, 1980), e facendo ricerca empirica su casi concreti come quello spagnolo (Dalla democrazia all'autoritarismo, 1981) e quello italiano (Costruire la democrazia. Gruppi e partiti in Italia, 1991). I cambiamenti interni ad una democrazia - transizione, instaurazione, consolidamento, crisi, collasso - forniscono lo schema nel quale Morlino colloca in seguito la 'teoria dell'ancoraggio', che spiega il tipo di consolidamento democratico che ha luogo (o meno) nei diversi casi. L'ancoraggio può avvenire dal basso, con la legittimazione di governi e istituzioni da parte dei cittadini, o dall'alto, attraverso il controllo dei partiti su pezzi della società (con il clientelismo, gli assetti neocorporativi, il controllo partitico degli interessi). La ricerca viene poi approfondita ed estesa ai quattro principali paesi dell'Europa del Sud (Italia, Spagna, Grecia e Portogallo) e pubblicata nel volume Democracy between Consolidation and Crisis, pubblicato con Oxford nel 1998. Allo stesso filone appartiene anche il successivo volume pubblicato con Oxford, nel 2011, Changes for Democracy: Actors, Structures, Processes, dove il famework si fa più articolato e l'analisi aggiunge anche paesi dell'Europa dell'Est e dell'America latina.
A questo punto l'interesse si sposta sull'esame della qualità dei regimi democratici esistenti. Coerentemente con la natura empirica della sua ricerca, Morlino sviluppa dimensioni procedurali, di risultato e di contenuto (libertà ed eguaglianza) della democrazia e poi va a vedere come libertà ed eguaglianza siano state toccate dalla grande recessione (ma anche dall'Unione europea). L'esito di questa ricerca è raccolto nel terzo volume pubblicato, insieme ad alcuni giovani colleghi, con Oxford, nel 2020, Equality, Freedom and Democracy: Europe after the Great Recession. Al centro dell'analisi ci sono i sei maggiori paesi europei: Italia, Spagna, Regno Unito, Francia, Germania, e Polonia.
Quando è mancato, Morlino aveva da poco concluso un altro libro, con Francesco Raniolo, dedicato alle diseguaglianze in 18 democrazie europee; e iniziato un lavoro sul cambiamento climatico come fonte di diseguaglianze. Come si vede, si tratta sempre di temi di ricerca 'politicamente rilevanti' e 'centrali nella disciplina', perché secondo lui non bisognava mai rifugiarsi in tematiche minori, ma osare su quelle importanti (si veda l'intervista già citata, nella parte in cui offre consigli ai giovani ricercatori).
Il contributo di Leonardo Morlino alla scienza politica, sia italiana che internazionale, non si limita al suo straordinario percorso di ricerca scientifica. Va ricordato anche l'impegno organizzativo profuso nei cinquant'anni e più della sua carriera. Non è mai facile combinare i tempi della ricerca e dello studio con quelli della didattica e dei compiti maggiormente amministrativi, ma Morlino vi è sempre riuscito in modo esemplare. All'inizio degli anni 80 partecipa, con Alberto Spreafico, alla costruzione del dottorato in scienza politica e, con Giovanni Sartori, alla nascita della 'Rivista Italiana di Scienza Politica' (1971), di cui diventa con-direttore quando Sartori si trasferisce negli Stati Uniti, nella seconda metà degli anni 70. Con pari impegno si dedica al rafforzamento della Società Italiana di Scienza Politica (SISP) di cui viene eletto presidente dal 1998 al 2001. Le sue doti manageriali, però, non si limitano all'Italia. Per un decennio, infatti, ha un ruolo direttivo nell'IPSA (International Political Science Association), come esponente del Comitato esecutivo (2003-2006), primo Vice-presidente (2006-2009) e, infine, Presidente (2009-2012). In quegli anni contribuisce alla stabilizzazione dell'IPSA modificando la durata del mandato direttivo e la periodicità del convegno (da 4 a 3 anni); promuovendo i seminari internazionali; e, risultato di cui era molto orgoglioso, istituendo l'alternanza di genere alla presidenza dell'associazione.
Ma non è tutto. Nel corso della sua vita Leonardo Morlino ha contribuito a creare e sostenere varie iniziative di ricerca. Qui mi limito a ricordarne due, vicine alla mia esperienza. Da un lato, il Centro interuniversitario di ricerca sul Sud Europa (Cires), recentemente trasformato - per sua volontà - nel Centro Studi di Politica Comparata Giovanni Sartori, recuperando così il luogo in cui si è formata la scienza politica italiana. Il secondo esempio riguarda invece il sostegno al journal 'South European Society and Politics' che ha appoggiato con il suo prestigio scientifico e molti consigli pratici. A chi chiedeva il suo aiuto, Leonardo offriva generosamente le sue risorse, tra cui una formidabile memoria e la capacità di individuare le persone giuste per i ruoli di ricerca o organizzativi.
Restano molte le cose non dette. Ma voglio concludere ricordando alcuni tratti della personalità di Leonardo Morlino, dalla serietà e rigore con cui lavorava (non l'ho mai visto partecipare ad un seminario senza gli appunti e/o le slides che attestavano una precedente preparazione), alla generosità nell'offrire agli altri il proprio tempo, all'attenzione che dedicava ai più giovani, al senso di ironia con cui rallegrava lezioni e interazioni. Per questo, e tutto il resto, non sarà facile abituarsi alla sua scomparsa.
Anna Bosco