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DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE

al Consiglio del 26 marzo

Dichiarazione del Direttore in merito alla conferenza del Dott. Caselli * 

 In merito alla conferenza del Dottor Caselli ritengo necessario che il Consiglio possa discutere dell’accaduto e prendere eventuali determinazioni. Vorrei aprire la discussione con alcune considerazioni.  

Anzitutto, desidero ribadire, penso a nome di tutti, che quanto avvenuto è inaccettabile ed assolutamente da condannare da parte del Dipartimento. Non si può ammettere che sia impedito di parlare a qualcuno minacciando l’uso della violenza. Le cose scritte dal gruppo di  studenti coinvolti colpiscono per il linguaggio violento e il disprezzo di ogni libero confronto democratico; mostrano ignoranza e sono infarcite di falsità, anche con riferimento alla figura del Dottor Caselli e alla sua storia di impegno contro il terrorismo e la criminalità.   

Il Dottor Caselli, le cui preoccupazioni sono certo comprensibili, ha avuto però parole pesanti nei confronti dell’Ateneo. A mio avviso, queste critiche non sono del tutto giustificate. Anzitutto, è da considerare che il Senato ha immediatamente preso posizione con una mozione di netta condanna dell’accaduto.  D’altra parte, un magistrato con la sua esperienza si rende certo conto che di fronte a comportamenti aberranti da parte di gruppi anche piccoli di studenti chi governa l'Ateneo non ha strumenti adeguati di contrasto. Penso inoltre che se il Dottor Caselli avesse deciso di venire a tenere il suo intervento, l’Ateneo avrebbe fatto in modo, d’intesa con le forze dell’ordine, e come ha fatto in altre occasioni, che potesse svolgersi l’iniziativa.  

Detto questo, dispiace che alcuni di questi studenti si autoproclamino ‘Collettivo di Scienze Politiche’, sottolineando in tal modo un legame con la Facoltà, e oggi con la Scuola "Cesare Alfieri", che è luogo da sempre di studio ma anche di impegno concreto per la difesa delle libertà democratiche. Un legame quindi che noi respingiamo con forza, non da ora, e che è stato sempre contrastato da chi ha avuto responsabilità di direzione, ma non abbiamo strumenti concreti per reciderlo.  

In proposito è opportuno fare delle precisazioni su alcune questioni che la stampa (e in particolare il Corriere Fiorentino) non ha presentato in modo corretto e che anche alcuni colleghi hanno mostrato di non conoscere bene.  

Si lascia intendere una responsabilità della Scuola o anche del Dipartimento – ma fondamentalmente mia personale, per gli incarichi che ho svolto e svolgo -  per la questione dell’aula che è stata assegnata ai gruppi di studenti coinvolti nell’episodio di Caselli e in altri precedenti. Bisogna tenere presente, tuttavia, che Scuole e Dipartimenti non hanno potere di disposizione sull'uso delle aule al piano terra e al primo piano di tutti gli edifici del Polo di Novoli. Sono spazi comuni e il fatto che l’aula si trovi nel D5 non configura dunque alcuna responsabilità specifica della Scuola  o del  Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali. Tanto è vero che l’assegnazione è stata decisa a livello di Ateneo; riguarda studenti non solo della Scuola di Scienze Politiche ma di tutta l’Università; è stata condizionata, sulla base di un apposito regolamento, all’esercizio di attività che incoraggino tutti i raggruppamenti studenteschi al libero confronto e al rifiuto di ogni forma di violenza.  

È evidente che lo spirito e la lettera di questa regolamentazione sono stati violati - e non per la prima volta - e occorra quindi trarne le conseguenze.  

Sia chiaro, non si tratta di non assumersi le proprie responsabilità. Infatti, personalmente sono convinta, e non da ora, avendo già in passato segnalato la criticità della questione, che l’Ateneo non debba consentire che gruppi studenteschi che si rendono protagonisti di minacce e intimidazioni possano continuare a fruire di spazi all’interno del Polo o in qualsiasi altra struttura dell’Università. Penso che alla luce di quanto avvenuto questa posizione sarà condivisa in Ateneo, ma non dipende solo da noi come Dipartimento e come Scuola.  Per quel che mi riguarda - ripeto – ho espresso la mia opinione, sia in passato che in questa occasione. Nello stesso tempo, mi sono sempre adoperata – ritenendolo un dovere di chi ha incarichi di direzione -  per  cercare di convincere questi studenti a non mettere in atto forme di protesta violenta che impedissero la libertà di espressione e di manifestazione del pensiero e rischiassero di creare incidenti. E’ evidente che tutto ciò non si può leggere in nessun modo come una compromissione o un cedimento nei riguardi di posizioni  e comportamenti inaccettabili, come si è voluto fare credere con una polemica che mi sembra ingiustificata.  

Franca Alacevich


* Ritengo opportuno anticipare la mia dichiarazione nella riunione del 26 marzo scorso, che sarà riportata nel relativo verbale.

 

30 Marzo 2015 (Archiviata)

 

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